TARANTO – Slitta ancora la «deadline» per presentare le offerte aggiornate per l’acquisizione degli impianti dell’ex Ilva, i cui termini originariamente scadevano ieri. Fonti vicine ad Acciaierie d’Italia confermano che la data di scadenza è stata ulteriormente prolungata al 14 febbraio. Le stesse fonti spiegano che due settimane in più dovrebbero servire ai pretendenti in corsa per l’intero “pacchetto” di Acciaierie d’Italia – gli indiani di Vulcan Steel, gli azeri di Baku Steel e gli americani del fondo Bedrock – ad aggiustare il tiro sul fronte delle questioni industriale, occupazionale e ambientale.
Accanto a questi tre player che hanno presentato offerte per l’acquisizione dell’intero gruppo, ci sono altre sette offerte per i singoli asset con alcuni gruppi di acciaieri italiani in cordata (Car Segnaletica Stradale Srl + Monge & C. SpA + Trans Isole Srl, Eusider SpA, cordata Eusider SpA + Marcegaglia Steel SpA + Profilmec SpA, I.M.C. SpA, Marcegaglia Steel SpA, cordata Marcegaglia Steel SpA + Sideralba SpA e Vitali SpA). La situazione di stallo non favorisce la ripresa della produzione e regime e il rilancio delle acciaierie tarantine. La produzione attualmente è ferma al suo minimo storico, 2 milioni le tonnellate di acciaio lavorate a Taranto nel 2024.
I pronostici per l’anno nuovo sono più ottimistici: il ministero delle Imprese e del Made in Italy stima, nel 2025, un raddoppio a 4 milioni di tonnellate. Un miglioramento che però resta ancora molto lontano dagli 8-9 milioni di tonnellate prodotte con la marcia a pieno regime degli altoforni.
A Tal proposito, l scorsa settimana, in aula, la sottosegretaria al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Fausta Bergamotto, aveva presentato un’informativa urgente alla Camera sullo stato delle passività di Acciaierie d’Italia. «Nel 2025 la produzione di acciaio dell’ex Ilva dovrebbe aumentare e arrivare a circa 4 milioni di tonnellate, per un fatturato di circa 3 miliardi» ha spiegato Bergamotto. «Da febbraio a dicembre 2024, Acciaierie d’Italia ha dovuto ripristinare gli impianti lasciati dissestati dalla gestione Arcelor Mittal e ha comunque fatturato 1.200 milioni, nonostante il calo dei prezzi della vendita di acciaio pari al 25% e la notevole riduzione dei volumi produttivi causata dello stato degli impianti. In ragione dell’attività svolta, per il 2025 si stima aumento produzione a 4 milioni di tonnellate di acciaio con fatturato di circa 3mila milioni» ha concluso la sottosegretaria.
E poi c’è il fronte della sempre delicata situazione finanziaria, con le casse vuote e i conti da saldare. Una settimana fa il Governo ha il via libera all’ennesima iniezione di liquidità, sbloccando altri 250 milioni di euro per assicurare la continuità produttiva e la manutenzione degli impianti. Ma anche, si spera, i pagamenti alle imprese dell’indotto.
Più incerto invece il dossier lavoro. Attualmente ci sono circa 3 mila operai cassaintegrati di cui oltre due terzi a Taranto. In totale gli occupati delle acciaierie sono 10 mila, un numero molto alto che con ogni probabilità verrà ridotto. Lo ha detto in una recente intervista anche l’amministratore delegato di Jindal, illustrando il piano da 2 miliardi – l’unico attualmente noto – che la multinazionale indiana avrebbe presentato per l’asset Ilva.
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Fonte:
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1643299/ex-ilva-tempi-supplementari-per-aggiustare-le-offerte.html