La bandiera dell’Azerbaijan, repubblica caucasica dell’ex Unione Sovietica, sventolerà sul Siderurgico di Taranto.
Quella maturata stanotte, tra il 14 ed il 15 febbraio, è una svolta non imprevista, dopo quanto emerso in queste settimane, ma comunque clamorosa. Perché in pochi avrebbero scommesso sul fatto che Baku Steel Company sarebbe riuscita davvero a vincere la gara per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia. Eppure è così. O comunque gli azeri sono ormai all’ultimo miglio.
Secondo Il Messaggero, BSC avrebbe alzato la propria offerta arrivando ad un miliardo di euro. L’ufficializzazione della scelta spetta ai commissari straordinari di AdI, che intendono prendersi qualche giorno per ulteriori valutazioni. L’unica alternativa sul tavolo è Vulcan Green Steel – Jindal International, che comunque sarebbe decisamente indietro.
“Oltre ad aver presentato l’offerta migliore, nel rispetto dei requisiti di gara, gli azeri avrebbero messo a garanzia dell’operazione un’extra intesa sul gas che è l’unica in grado di far tornare i conti a Taranto”, scrive poi Il Giornale.
“L’ex Ilva brucia ogni mese circa 40 milioni di euro in gas. E senza gas non produce acciaio né oggi, che è ai minimi storici con 2 milioni scarsi di tonnellate, né domani, con l’obiettivo di tornare a quota 6 milioni. Figuriamoci se dovessero esserci altri choc energetici“, scrive ancora il quotidiano milanese. Che fornisce una lettura interessante: “L’unica strada per produrre in pareggio, prima, e in utile (poi) è quella di azzerare o quasi i costi energetici. E questo solo Baku (sostenuta da Azerbaijan Investment Company Ojsc) lo può fare essendo letteralmente «seduta» su una montagna di gas: l’Azerbaijan è il ventitreesimo esportatore mondiale di combustibili fossili al mondo e detiene, secondo le stime, lo 0,4% delle riserve globali di petrolio e l’1,3% delle riserve globali di gas. L’import di gas azero in Italia e passato da 11 milioni di metri cubi nel 2020, anno dell’entrata in funzione del gasdotto Tap, a 10 miliardi di metri cubi nel 2023. Ad oggi, rappresenta il secondo fornitore di gas dell’Italia dopo l’Algeria, soprattutto grazie all’accresciuto sfruttamento del giacimento Shah Deniz che da solo conta per oltre la metà della produzione totale. Shah Deniz costituisce anche la principale fonte di alimentazione del Corridoio Meridionale del gas che passando attraverso Georgia, Turchia, Grecia, Albania arriva dritto dritto in Italia proprio alle porte di Taranto”
Per il capoluogo ionico l’avvento degli azeri potrebbe voler dire anche l’installazione di una nave rigassificatrice nel proprio mare. Ma l’impatto del nuovo asse Baku-Taranto è comunque rilevantissimo anche a livello geopolitico. Ed ha un riverbero internazionale potenzialmente enorme. Un Paese dell’Unione Europea (l’Italia) lega la sua industria principale, un impianto “strategico nazionale“, ad uno Stato che pare stia recidendo i legami un tempo fortissimi con la Russia, retaggio del periodo sovietico. Ma nel tumultuoso scenario euroasiatico tutto è in costante, caotico movimento.
Il presidente azero Aliyev con Vladimir Putin
Fondamentale è il fatto che tutte le azioni di “Azerbaijan Investment Company Joint-Stock Company“, braccio operativo di Baku SC nell’affare Taranto, siano di proprietà del Governo della Repubblica dell’Azerbaijan con la governance in mano al Ministero dell’Economia. Questo, in un Paese in cui il potere è saldamente in mano da decenni ad una sola famiglia, gli Aliyev: dal 1993 alla presidenza della Repubblica si sono alternati l’ex segretario del Partito Comunista, Heydar Aliyev e, alla morte di quest’ultimo, il figlio Ilham, al potere ininterrottamente da 2003.
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Fonte:
https://buonasera24.it/news/cronaca/879371/acciaierie-d-italia-arriva-baku-steel-ecco-i-nuovi-padroni.html