“Odissea di uno stabilimento: il siderurgico a Taranto tra passato e futuro”, da poco uscito nelle librerie, è l’ultimo contributo offerto da vari autori, di esperienza diversa, per una riflessione sull’insediamento del siderurgico sulle rive dello Jonio. I saggi seguono gli interventi formulati dagli stessi autori nell’omonimo convegno promosso lo scorso anno da Gianni Liviano.  Il volume, edito dalla Franco Angeli, è a cura del prof. Gian Cesare Romagnoli, professore di politica economica nell’Università di Roma.

Il titolo, dalla chiara allusione omerica, ben si presta per indicare le fasi di una presenza industriale sul territorio dagli effetti dirompenti  e controversi, sul piano socio economico e dello sviluppo urbanistico  quanto sull’ambiente e sulla salute di cittadini e lavoratori. Nonché caratterizzata da una gestione spregiudicata della forza lavoro con una lunga sequela di morti bianche sul proprio registro.

E’ quel che viene denominato sistema Taranto, una monocultura industriale caratterizzatasi come cattedrale nel deserto, minata dal gigantismo ed a lungo priva di controlli ambientali e sanitari. Un sistema da anni ormai  posto sotto accusa ed in preda ad una crisi sempre più deteriore, senza che siano però state create le premesse per uno sviluppo diverso del territorio, peraltro in perenne attesa di interventi di bonifica. 

Gli autori ne approfondiscono vari aspetti, attraverso le tre parti in cui il volume è diviso : 1.nascita, crescita e declino dello stabilimento 2. L’Ilva e l’inquinamento 3. il futuro dell’ex Ilva. Trattasi di  importanti spunti di riflessione anche da punti di vista diversi. 

Sul primo aspetto vertono i saggi di Biagio Marzo e Gianni Liviano. Il primo, già docente di economia nell’università del Salento nonché deputato sino al 1994, si sofferma sullo sviluppo storico della città sino all’avvento dell’Italsider. Liviano, già fondatore e presidente di ‘Libera contro le mafie’ ed attuale consigliere comunale, prosegue la narrazione partendo dagli anni della depressione economica del secondo dopoguerra sino ad analizzare, con l’ausilio di numerosi dati statistici,  l’incidenza socio economica avuta sul territorio dallo stabilimento.

Della seconda parte sono i  saggi di Giorgio Assennato,  Leo Corvace, Francesco Perchinunno e Biagio De Marzo.

Docente di medicina del lavoro presso l’università di Bari e già direttore dell’Arpa Puglia, Assennato rileva come già prima dell’avvento dei Riva (avvenuto nel 1995), lo stabilimento abbia registrato livelli di emissioni molto preoccupanti. Lo conferma l’allarmante relazione di Pasquale Meduri (dirigente dell’allora  lab. igiene e profilassi)  nel convegno promosso dalla Provincia nel 1992. Gli effetti dell’inquinamento atmosferico  sulla salute pubblica furono anche più tardi denunciati dall’OMS in un importante convegno del 1995. Ma in entrambe le occasioni l’allarme fu poco colto in città nella loro gravità. Rimarcati anche i limiti storici della legislazione ambientale poco incline a conformarsi a valutazioni di tipo sanitario, come del resto le autorizzazioni ivi previste, compresa la stessa AIA.

Leo Corvace, storico ambientalista a lungo nel passato coordinatore provinciale della Legambiente, proveniente dal dissenso cattolico degli anni ’70 (segretario della Gioventù delle Acli, nel comitato nazionale dei ‘Cristiani per il socialismo’) analizza il ventennio dalla dichiarazione di Taranto ‘area ad elevato rischio ambientale’ sino ad Altamarea (ne è stato tra i fondatori nel 2008) ed al sequestro dello stabilimento nel 2012. Nel suo saggio le lotte del quartiere Tamburi di fine secolo, l’inconsistenza del piano di risanamento dell’area ad elevato rischio ambientale’, il regime del tutto inadeguato delle autorizzazioni ambientali alle imprese, i fallimentari atti di intesa dei primi anni del 2000,  il devastante trasferimento delle quote di produzione da Genova a Taranto, le gravi responsabilità della gestione Fitto in Regione, le inchieste della magistratura (cokerie, parchi minerali), la grave carenza di controlli ambientali  prima della nomina di G. Assennato alla direzione dell’Arpa nel 2006 da parte del nuovo presidente di regione N. Vendola,  i primi controlli ambientali effettuati sull’Ilva e la legge sulla diossina della Regione osteggiati dal governo Berlusconi dal 2008 (vedi D.L. 155/2010). 

L’ing. Biagio De Marzo, con precedenti nella Marina Militare e nella dirigenza Italsider poi impegnato sulle questioni ambientali dal 2006, ripercorre i vari interventi effettuati da comitati ed associazioni nel procedimento prima e dopo il rilascio dell’Aia all’Ilva del 2011, fornendo anche una valutazione sul percorso intrapreso da Altamarea (di cui è stato presidente quando si trasforma da movimento ad associazione nel 2011) da lui definita ‘occasione persa’.

Di questa parte sono anche due brevi ma interessanti saggi di approfondimento giurisprudenziale, entrambi da parte di docenti del dipartimento jonico dell’Università di Bari. Ivan Ingravallo, professore ordinario di diritto internazionale, esamina i vari pronunciamenti sul caso Taranto da parte di organismi internazionali come Onu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, la Commissione europea di cui cita le infrazioni comminate all’Italia. Mentre Francesco Perchinunno, professore aggregato di diritto costituzionale, approfondisce la valenza delle sentenze della Consulta, soprattutto in rapporto al bilanciamento degli interessi costituzionali concorrenti, come tra lavoro e salute.

La terza parte del volume è dedicata all’attualità ed alle prospettive dello stabilimento. In questo capitolo rientrano gli interventi, oltre dello stesso Gian Cesare Romagnoli, dei docenti Domenico Laforgia (università del Salento) su forni elettrici/riduzione diretta e la transizione verso l’idrogeno e  Lidia Greco (sociologia università di Bari) sugli indirizzi del Just Transition Fund che ha coinvolto le aree di Taranto e del Sulcis;  di Giovanni Lippolis, delegato di fabbrica Fiom Cgil ex Ilva sulle vertenze in corso ed il ruolo dello Stato e di Marco Bentivogli, ex segretario nazionale della Fim-Cisl con una retrospettiva sugli avvenimenti sino a formulare forti critiche verso la gestione dello stabilimento da parte di Arcelor Mittal e dello stesso Stato.

Il volume avrà anche una presentazione nazionale il 14 marzo presso la sala Matteotti della Camera dei deputati a Roma.


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Fonte:
https://buonasera24.it/news/home/881286/odissea-di-uno-stabilimento.html